Valerio Verbano a trent’anni dalla sua morte: amnistia in cambio di verità

Solo l’uscita dall’ipoteca penale può aiutare a scrivere finalmente quelle pagine bianche. Sarà poi la storia a dare il suo giudizio

Paolo Persichetti
Liberazione 14 febbraio 2010 (versione integrale)


Ad un certo punto del suo libro (scritto con Alesando Capponi, Sia folgorante la fine, Rizzoli 2010) Carla Verbano prende quasi per mano il lettore accompagnandolo lungo le strade che tracciano il quadrante nordest della Capitale. Un viaggio della memoria che si addentra per le vie dei quartieri Trieste, Salario, Nomentano, Montesacro, Talenti, Tufello, Val Melaina. La zona è tagliata in due dal ponte delle Valli che sul finire degli anni 70, come accadeva in molte altre strade o piazze d’Italia, «separava il bene dal male», segnava lo spartiacque politico tra i territori rossi e quelli neri. La “passeggiata” è costellata da tappe: marciapiedi, portoni, incroci, fermate d’autobus, bar, dove sono avvenuti scontri, attentati o sparatorie contro militanti di sinistra e di destra, giudici, poliziotti o persone ignare, uccise per sbaglio. Topologia di un conflitto, della sua parte più inutile, che ancora oggi la memoria ufficiale evita di nominare per quello che fu: una guerra civile strisciante. Senza contare i morti, ricorda la madre di Valerio Verbano: «Solo tra 1978 e 1979 tra Montesacro e Talenti ci sono stati 42 attentati dinamitardi a edifici, 87 aggressioni, 12 incendi ad automobili».
Il percorso che Carla Verbano propone, tenta di venire a capo della morte di suo figlio Valerio, diciannovenne militante dell’autonomia ucciso il 22 febbraio 1980. Dopo 30 anni i suoi assassini sono ancora senza volto. Un omicidio anomalo sul piano operativo, ma nel libro si ricorda un precedente, un ferimento realizzato da elementi dell’estrema destra avvenuto con le stesse caratteristiche ma dimenticato dalle indagini. Diversi sono i morti di quell’epoca rimasti senza responsabili: a cominciare da quelli commessi dalle forze dell’ordine, come Fabrizio Ceruso, ucciso il 5 settembre 1974 davanti ad un’occupazione di case a san Basilio, Pietro Bruno, morto nel 1975 nel corso di una manifestazione, Mario Salvi e Giorgiana Masi, entrambi colpiti alle spalle, il primo il 7 aprile 1976, la seconda il 12 maggio 1977. Nel pantheon della destra un posto particolare è riservato ai «martiri» che non hanno trovato esito giudiziario: Zicchieri, Cecchin, Mancia, Di Nella, i tre di Acca Larentia. A sinistra senza nome sono rimasti gli omicidi di Fausto Tinelli, Lorenzo Iannucci, Ivo Zini, uccisi tra il marzo e il settembre 1978. La lista ovviamente non pretende di essere esaustiva per nessuna delle parti.
A oltre trent’anni dai fatti, cosa è ancora possibile fare senza cadere nel culto cimiteriale della mistica vittimaria con cui, per esempio, la destra incensa i propri morti e che alcuni a sinistra tentano di imitare opponendo le proprie icone insanguinate in una sorta di guerra memoriale, prolungamento metaforico dello scontro con i fascisti degli anni 70? Questa costruzione postuma di un’identità vittimaria avvitata su se stessa, oltre a non essere rappresentativa del reale storico dell’epoca, ripropone in modo univoco e preponderante il paradigma antifascista come asse identitario e percorso prioritario dentro il quale ricostruire l’azione politica.
Forse c’è un solo percorso che può servire alla ricostruzione completa di quegli anni senza cadere nella trappola identitaria: un’amnistia. Solo l’uscita dall’ipoteca penale può aiutare a scrivere finalmente quelle pagine bianche. Sarà poi la storia che si occuperà di dare il suo giudizio.
La vera domanda è cosa sia la destra oggi e come combatterla. Pensare di riproporre analisi e modelli d’azione che ripescano il vecchio paradigma dell’antifascismo militante è quantomeno inadeguato, senza voler qui riaprire una vecchia querelle che pur merita di tornare ad essere affrontata. Già negli anni 70 sull’antifascismo militante come ideologia non vi era unanimità. Nato dall’impulso iniziale del Pci che tentò di convogliare sul pericolo neofascista la spinta dei movimenti sociali, venne fatto proprio da alcuni settori della nuova sinistra fino a divenire una sorta d’ideologia che esorbitava dalla questione concreta delle violenze fasciste. Considerata da altre realtà politiche della sinistra rivoluzionaria come un diversivo che “sopravvalutava contraddizioni secondarie o arretrate”, l’ideologia ipostatizzata dell’antifascismo in tutte le sue varianti era criticata perché conteneva in nuce derive democraticiste, legalitarie, giustizieriste, complottistiche che allontanavano dalla centralità del conflitto anticapitalista. Il dibattito sembra oggi riproporsi e come sempre la memoria ci parla del presente.

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5 pensieri su “Valerio Verbano a trent’anni dalla sua morte: amnistia in cambio di verità

  1. Oh bene, già così l’assassino sta al calduccio, si è fatto una famiglia e perché no una carriera e noi qui a guardare come ha messo il lardo sui fianchi. No spiacente proprio no VALERIO è MORTO. E il responsabile, I RESPONSABILI devono pagare. Sono stati fin troppo garantiti, direi COCCOLATI fino ad oggi.

  2. parliamo di amnistia? qui ancora non c’è stato un processo e una condanna. Gente che si è nascosta per anni non merita amnestia ma solo pagare il conto. Si può parlare di amnistia per gli assassini di Renato Biagetti ma non credo che la signora zuccari sia d’accordo.

  3. Da http://bellaciao.org/it/spip.php?article26029 1) By Anonimo 16 febbraio 2010 ANCORA LA SOLITA AMNISTIA ALLA VERITA …Si auspica a torto lo stesso trattamento, da ingenui quali siamo, spesso noi, a sinistra. Le lotte sono differenti, le mete altrettanto così gli obiettivi. Ma se per scagionare qualcuno ci vuole prima un’accusa e una sentenza, già qui si parla di amnistia. Mi spiace che il compagno Persichetti si sia azzardato a tanto, pur consapevole di essere in acque torbide e la vista non gli conceda di poter gridare (seppur sommessamente) “terra”. Non si può chiedere giustizia giusta e applicata in maniera tanto sbrigativa quando ancora non è stata ascritta e decretata colpevolezza. Inoltre ribaltando i termini l’amnistia non è così che è osservata, come un patteggiamento fra le parti, senza che quella primariamente coinvolta si sia espressa come colpevole o abbia fatto ammissione di correità. Niente di tutto questo. Mettere perciò le mani avanti è scorretto verso chi chiede quella giustizia doverosa, necessaria verso chi ha atteso tanto tempo. Che venga dalle vittime e non dal carnefice. E non illudiamoci che basti mettere il verme sull’amo perché la balena abbocchi. E’ tutto molto più complicato, ci sono sinergie che devono saltare come un domino e rapporti di potere ricattatori che non è dato sapere se sono attuali o meno. Quando il braccio armato è ancora potente e il movente lungi dallo svelarsi, nessuno dovrebbe esprimersi con tanta leggerezza e superficialità. Si rischia di essere fraintesi, come virtuali conniventi o destinatari di un valore aggiunto che sono quelle briciole che cadono dalla tavola, come per sbaglio. 2) Di Raf 16 febbraio 2010 – 10h05 Il problema non è amnistia o non amnistia. Fino a che non si comprenderà che l’assassinio di Valerio Verbano è un qualcosa che travalica la normale violenza omicida fascista … che, fosse solo per i dossier ed i reperti scomparsi dai depositi del tribunale di Roma, ci sono evidenti implicazioni DI STATO …. che, anche per questo oltre che per il fatto che nessuno dei numerosissimi fascisti inquisiti nel tempo è mai stato riconosciuto da Carla, la madre di Valerio, gli assassini materiali potrebbero avere matrice diversa ( appunto DI STATO – per essere più espliciti, in divisa – e/o malavitosa) … credo sinceramente che su questa storia non si farà mai chiarezza e verità …. 3) (?) 16 febbraio 2010 – 10h34 Ma mettere l’amnistia come fattore propedeutico alla verità no, questo è inammissibile. Poi che la colpevolezza e la responsabilità nell’atto e nel movente sono in questo caso stratificati e ai vertici, cosa che come dici mai accadrà se non quando dovesse saltare un tassello o più d’uno io sono d’accordissimo con te. 4) Di Raf 16 febbraio 2010 – 11h48 Ma l’amnistia – tecnicamente parlando – presuppone un processo ed una condanna precedenti …. in casi del tutto particolari, come il Sud Africa del dopo-apartheid, almeno unaammissione di colpevolezza. Quindi il caso Verbano, per il quale mai nessuno è stato nemmeno rinviato a giudizio, c’entra ben poco … Soprattutto poi, se come penso, quel delitto è una cosa del tutto incoffessabile … 5) (?) 16 febbraio 2010 – 12h06 esattamente! 6) Di proamnistia 16 febbraio 2010 – 12h32 L’amnistia è necessaria.. In carcere ci sono stati e ci sono ancora solo i compagni. Volete verità per Valerio, volete i suoi assassini in carcere? Bhè i fascisti vorranno in carcere gli assassini di Cecchin, di Di Nella, di Acca Larentia….e la differenza sarà questa: che i compagni dopo 30 anni pagheranno, come ancora accade, i fascisti no. Ci sono tanti compagni ancora in carcere, per fatti di più di 30 anni fa. Li ha messi in carcere quella giustizia che voi volete per Valerio: la stessa che ha ucciso Aldro, che ha sparato a Carlo. Per favore, cerchiamo di capire. Fuori dalle gabbie, amnistiamo gli anni ’70 e avremo la possibilità di far STORIA. Magari non giustizia, ma almeno STORIA, con i nostri compagni, la nostra carne, fuori dalle carceri, liberi dagli ergastoli. FACCIAMOCI FURBI. FUORI TUTTI QUELLI DELLA LOTTA ARMATA! FUORI TUTTI I COMPAGNI! A chi ha ammazzato Valerio è un altro tipo di giustizia quella che dobbiamo cercare. Non quella di STATO, quella PROLETARIA! 7) (?) 16 febbraio 2010 – 12h43 Non è la prima volta che lo faccio…..ma lo ripeto. Carla Verbano ha visto un istante solo uno dei tre assassini prima che si calasse il passamontagna. L’inquilino che li ha visti tutti e tre ha subito ritrattato…per paura. Ritengo poi che sia ingenuo credere alle parole di Mambro e Fioravanti che accusano la banda deglia magliana. Certamente ci sono mandanti potenti e ben nascosti. Ma la mano è dei fascisti dei nar. Leggete il libro di Carla, vedrete le similitudini ad esempio con Fausto e Iaio. I nomi e le modalità ci sono già tutti fin dall’inizio. Occorreva la volontà di indagare. Temo che dietro questa catalogazione “delitto di stato” ci sia la resa. E invece Carla non si arrende e neanche noi. Non credo le l’amnistia porterebbe alla verità. Sono già stati amnistiati gli assassini di Fausto e Iaio e di Valerio Verbano…..visto che sono delitti archiviati senza colpevoli!!!!! 9) Di proamnistia 16 febbraio 2010 – 12h48 me sa che a voi dei compagni che crepano in carcere da 30 anni vi importa molto poco… 10) (?) 16 febbraio 2010 – 12h53 @proamnistia: mischiare la richiesta di amnistia per i compagni e la richiesta di verità per Valerio mi sembra davvero una forzatura, visto che non sono i compagni in questo caso a dover raccontare questa storia. Sinceramente non capisco la connessione. E mai e poi mai mi aggancerei ad un compagno che fa parte dei casi archiviati! 11) (?) 16 febbraio 2010 – 12h57 ma che c’entrano i compagni che crepano in carcere da 30 anni con Valerio Verbano? Pure la madre di Valerio potrebbe dire che non vi frega niente della pelle di Valerio. Scusate, ma che c’entra? Io davvero non vedo il nesso. Stiamo parlando di un omicidio commesso da fascisti che, probabilmente, manco l’hanno vista la galera, certo non per Valerio. Boh, non capisco. 12) (?) 16 febbraio 2010 – 13h00 la lotta armata l’hanno fatta i compagni attenzione, non i fascisti. 13) (?) 16 febbraio 2010 – 13h20 L’assassino di Valerio se la starà godendo di brutto a leggervi, d’altronde, come già detto da altri ancora prima di essere espressa sentenza, dopo 30 dico 30 anni di libertà garantita, con tutti gli indizi a suo carico, senza aver pagato un’oncia del suo tempo per il delitto commesso c’è davvero da domandarsi chi, per chi (e cui prodest) la propugna questa verità. I compagni hanno pagato in tanti, ora se chiedi a un ragazzo chi è la Mambro ti dice “una brigatista”, tanto le idee sono confuse. La stella a cinque punte è ancora un simbolo spaventoso per la opinione pubblica, la svastica invece si è di molto alleggerita del suo significato di morte e chiedersi il perché significa leggere i tempi che cambiano drammaticamente, oscenamente, illegalmente spostati a destra. Ergo: di questi tempi chiedere amnistia aprioristicamente, quando la recrudescenza fascista ovunque è una realtà del quotidiano delle nostre città con i ragazzi aggrediti ancora come allora, con le scritte e le celtiche vicino al museo della Liberazione o la Palestra stessa che porta il nome di Valerio, beh è un processo mentale, e politico, criminale e nello stesso tempo strumentale e illogico che di pieghe ne fa a milioni. Non è il do ut des che salverà i compagni e una pari e patta, mera utopia, io onestamente non la vedo come soluzione. 14) Di proamnistia 16 febbraio 2010 – 13h24 vallo a raccontare ai compagni che stanno in carcere ancora… vallo a raccontare a loro! 15) (?) 16 febbraio 2010 – 13h33 Te lo dico con parole povere? Lo capisci se te lo scrivo in caratteri cubitali? Vaglielo a raccontare TU che di questo passo, come in altre circostanze, NON ci guadagneranno proprio un ca**o!?! Questa è politica manipolatoria e persuasiva, lo sai pure te. Ritorna al tema se ce la fai: di Valerio ancora non c’è colpevole, né giustizia né verità. O forse è un tassello come un altro? O è meglio non si sappia chi è stato? A quanti fa comodo non saperlo? Non fare caciara. Strumentale. 16) Di vik 16 febbraio 2010 – 13h33 Io penso che alcuni articolisti di Liberazione rappresentono solo opinioni PERSONALI e non rappresentano nessuno e non devono passare per senso comune assolutamente. Se l’amnistia è lo scambio di prigionieri da ambi le parti sulle spalle dei cittadini onesti e premiare assassini e complici, vi sbagliate di grosso. Ora come ora poi penso che Liberazione invece di farsi tramite di ricatti trasversali deve pensare a rifarsi una credibilità persa dai vari Bertinotti- Colombo che hanno sdoganato i peggio neonazisti italiani. Poi in questo caso particolare i nomi da coprire sono già belli che svelati quindi è inutile continuare questo giochetto. Non è un segreto che molti indizi su questo caso ricadono su personaggi degli anni 70 collegati all’omicidio Fausto e Jaio come il noto Mario Corsi altro protetto da sinistra. Quindi aspettiamo la giustizia è lenta ma quando arriva arriva….. 17) Di bha 16 febbraio 2010 – 13h45 l’articolo è bello che firmato! da uno che sta in carcere! 18) Di vik 16 febbraio 2010 – 13h49 si chiama conflitto di interesse! e pensare al bene proprio sulla morte di un Compagno che non ha avuto giustizia lasciando libero, il suo carnefice oltre che pericoloso per gli altri è inutile. Questo non lo farà uscire ugualmente perchè è Comunista e lo sa bene anche lui. 19) Di bha 16 febbraio 2010 – 13h56 Ci riprovo. Ma se i genitori di Mancia voglioni gli assassini del loro figlio? Se la mamma di Cecchin e di Di Nella vogliono dopo 30 anni gli assassini dei loro figli proprio come Carla noi che facciamo? Gli rispondiamo che ci piacciono solo i fascisti in galera mentre i compagni no perchè sono buoni e belli? Quando vi dico che non ve ne frega nulla dei compagni in carcere è per questo semplice raqgionamento… TE LO DICO IN PAROLE SEMPLICI!? uso la tua stessa arroganza? Volete gli assassini di Valerio in carcere? Bhè, ci troverete solo nuovi compagni. VOlete giustizia da quelli che ci ammazzano solitamente? Dagli assassini di Carlo, di Aldro, di Bianzino e cosi via? Perchè non li mettiamo sotto terra sti cazzo di assassini di Valerio? Perchè in carcere dove sappiamo che non finiranno mai? Perchè chiedete CARCERE quando sapete che ci finiamo solo noi?? Forse perchè sbaglio ad usare il NOI. perchè VOI sareste felici anche di vedere i compagni in carcere, siete di quelli che CHI SBAGLIA PAGA. “se hanno ammazzato un fascista, un giudice, un torturatore …bhè, devono pagare con il carcere”.. credo siate di quella razza. Quindi siamo nemici, c’è poco da fare… 20) (?) 16 febbraio 2010 – 14h03 ..ah già, ora si spiegano molte cose, siamo oltre il patteggiamento. Siamo all’asservimento a un’idea, che poi vi è stata suggerita da quel potere che contestate e vi promette una sanatoria sommaria, che alla fine vi si ritorcerà contro comunque. Perché sballata. Allora io dico, voi compagni (o sedicenti tali) andate a dirgielo in faccia a Carla Verbano il 22 che no, siete i primi voi a non volere giustizia per Valerio. Solo una kermesse retorica sotto la sua lapide, come uno spettacolo rituale alla lunga svuotato di senso. Ma lo avete fatto sì che lo avete fatto, prima con una lingua e poi con un’altra, in questi lunghi trenta anni. Vergognatevi! 21) Di bha 16 febbraio 2010 – 14h07 si si…ma lo facciamo! E chi l’ha detto che non voglio giustizia per Valerio? Chi l’ha detto? Ma per te la giustizia è CARCERE? E TI SENTI COMUNISTA? Vergognati tu, compagno in toga! 22) (?) 16 febbraio 2010 – 14h16 ..vedi, argomentare in termini di giustizia ti risulta proprio complesso. Ricordati: a concedere il fianco al potere attualmente significa farsela inevitabilmente coi fasci sulle poltrone e non. Credo che in MOLTI compagni e non vogliano vedere i colpevoli dell’omicidio di Valerio in carcere, IN CARCERE scusa se è poco. Pure quelli senza toga. O per te la legge è un’opzione da ovviare che risponde all’occhio per occhio? Per me invece il colpevole è stato protetto anche da una certa parte a sinistra pensa un po’. Io sono un libero cittadino, non sono un caso archiviato, e non devo chiedere scusa a nessuno. 23) (?) 16 febbraio 2010 – 14h29 Io voglio giustizia per Valerio e giustizia per i compagni in carcere. Si può? Dove stanno tutti ’sti compagni contro il carcere? Alle manifestazioni per Cucchi? Per Aldro? Per Bianzino? Per Sandri??????? Com’è la mano destra non sa quel che fa la sinistra? Ma davvero deve scendere il silenzio sui compagni degli anni 70 per chiudere la vicenda carceraria di altri compagni? Ma chi ve l’ha messa in testa questa stronzata? Ma ci provate qualche volta a mettervi nella pelle di qualcun altro? Magari qualcuno seppeliito, compresi i compagni della lotta armata? La giustizia non è il carcere? E che è occhio per occhio dente per dente? Pena di morte? Il compagno che ha scritto l’articolo sta pagando di persona, ma la sua è un’opinione che ha lo stesso valore di quella di un altro compagno. Non è vangelo e deve accettare opinioni diverse. Anche perchè noi qui a discutere come ossessi siamo tutti vivi. Valerio no. Parliamo di lui che è meglio. Non ostacoliamo il tentativo fatto da sua madre dopo trent’anni di indifferenza o in qualche caso strumentalizzazione di Valerio. Facessero quel che vogliono i familiari di destra. E non mischiamo capre e cavoli. Tra un po’ ci daremo degli sbirri uno con l’altro, roba da curva fascista. 24) Di Raf 16 febbraio 2010 – 14h31 Sulla partecipazione materiale di Mario Corsi alla uccisione di Verbano – a differenza di quella di Fausto e Iaio – non ci sono elementi. Corsi è fisicamente una specie di gigante, nessuno dei tre entrati in casa Verbano rispondeva a queste caratteristiche fisiche. Poi magari stava sotto casa a fare da palo … poi magari il giro dei fascisti colpevoli è comunque lo stesso ….indubbiamente ci sono elementi che possono collegare l’uccisione di Valerio all’omicidio di Fausto e Iaio a Milano due anni prima, nel quale le responsabilità di Corsi sono fortemente indizianti …. Ma in comune con l’uccisione di Fausto e Iaio, quella di Valerio ha anche un altro elemento, quello della connessione tra i fascisti ed intrecci di tipo malavitoso legato al traffico di eroina … E quindi, perchè infognarsi per forza su Corsi ( che è troppo grosso per essere uno dei tre killers) o su Fioravanti ( che in quella mattinata stava a Treviso a fare una rapina) e non su altri fascisti ? O su altre entità non meno inquietanti dei fascisti propriamente detti ? E’ assodato, ad esempio, che un gruppo di fascisti romani, tra cui pressochè certamente anche Corsi, nel 1978 se ne va a Milano ad ammazzare due compagni che facevano controinformazione non tanto rispetto ai fascisti quanto rispetto al traffico di eroina ( si disse, da parte di alcuni “pentiti” della malavita, sia romana che milanese, che ce li aveva mandati Abbruciati della Magliana per fare un favore al clan Turatello). Cosa vieta che due anni dopo, in una situazione analoga ( il famoso dossier sparito di Valerio sembra si occupasse anche dei legami tra fascisti, polizia e malavita organizzata), ci sia stato l’opposto “scambio di favori” ? E dico questo non perchè lo dice Giusva Fioravanti ( peraltro in modo assai confuso contraddittorio, inizialmente aveva attribuito l’uccisione di Valerio a non meglio precisati “ragazzini” del giro neofascista ) ma perchè sulla pista dei “fascisti propriamente detti” sono 30 anni che non si cava un ragno dal buco …. Quanto all’amnistia, ribadisco che col caso Verbano non c’entra nulla … L’amnistia si applica alle sentenze, non si può applicare ad un caso per cui non c’è mai stato un processo. Nè mi sembra vi siano le minime condizioni politiche per fare qui quello che si fece in Sud Africa, li si era di fronte ad un passaggio epocale ed alla necessità di una “pacificazione” reale. Qui, che vuoi “pacificare” ? Gli emuli dei fascisti e delle mafie stanno al potere … gente a suo tempo indagata anche per l’uccisione di Verbano ( il senatore del PdL Marcello De Angelis ) siede in parlamento ed ha addirittura incarichi di governo … altri sono nello staff del sindaco di Roma Alemanno … Quindi, di cosa stiamo parlando ? 25) (?) 16 febbraio 2010 – 14h39 Ogni volta che si parla di Valerio Verbano leggo persone che sembra abbiano studiato benissimo le carte processuali. E che scagionano sempre la stessa gente. Guarda caso. A questo punto ci dite anche i nomi? O ci dobbiamo dar pace defintivamente? Tanto Valerio è un caso come un altro no? Tutti poveri patetici illusi noi…. 26) (?) 16 febbraio 2010 – 15h00 Io qualche nome l’ho fatto sia all’epoca – quando mi occupavo di controinformazione militante – sia venerdì scorso in una iniziativa pubblica per Valerio a Primavalle. Tra i presenti – è pure intervenuto nel dibattito – c’era anche un magistrato che prendeva appunti … Mi dispiace per chi ha già tutto così chiaro, ma tra quei nomi non ci stanno nè Corsi nè Giusva Fioravanti …. In compenso ci sono altri fascisti, a loro comunque in qualche modo legati, qualche nome di mafiosetto dell’epoca della zona Valmelaina-Tufello e persino quello di un alto dirigente di allora della questura di Roma, poi rimasto implicato nelle storie della Magliana … Ma probabilmente per chi è così sicuro di sapere tutto, questa è robetta … se non ci stanno nè Corsi nè Fioravanti non vale …. Raf 27) Di Paolo Persichetti 16 febbraio 2010 – 15h20 PASSIONI TRISTI Quando ai soggetti vivi della storia si sostituiscono i testimoni risentiti della memoria comincia l’epoca dei becchini. La memoria assume così le sembianze del morto che agguanta il vivo, del vampiro che succhia la vita futura. Le normali regole del contraddittorio prevedono che la tenzone avvenga ad armi pari. In questo caso invece il mio contraddittore interviene in forma anonima. Basterebbe questo per deconsiderare le parole di chi non ha nemmeno il coraggio delle proprie idee. Per altro questo signore mi da del “compagno”, ma io non sono suo compagno. I miei compagni stanno in carcere con l’ergastolo non a fare gli assessori per qualche giunta di centrosinistra o i parolai. Chi mi contesta pare che sappia con certezza chi sono gli assassini di Verbano, allora perché non procede. Gli manca il coraggio? Potrei chiuderla qui questa polemica, anche perché, come diceva Oscar Wilde, se litighi con un cretino l’unico risultato che ottieni è sembrare cretino pure tu. Resta che questi post vengo letti comunque da un certo numero di persone; è solo per rispetto di queste che faccio una replica. 1) Nella storia sono esistite diverse tipologie di amnistia. Quelle politiche applicate in Italia fino al 1970 indicavano nel loro articolato le fattispecie di reato commesse all’interno di un determinato periodo storico. Le persone denunciate, e/o processate, e condannate per quei fatti repressi dalla legge usufruivano dell’amnistia. Lì dove non vi era stata ancora azione penale, veniva meno nel futuro la possibilità di svolgere il processo. L’azione penale restava nella discrezione del pubblico ministero che avrebbe potuto comunque agire conducendo un’inchiesta nell’interesse pubblico dell’accertamento dei fatti (poiché possono sussistere reati non amnistiati), dichiarando alla fine la non procedibilità per sopravvenuta amnistia. Tuttavia per ovviare al rischio dell’amnistia cosiddetta “preventiva”, che può creare ostacoli all’accertamento della verità (qui ovviamente bisogna ricordare che la “verità giudiziaria” è una mera convenzione che non può essere in alcun modo sovrapponibile alla verità storica. Troppi oggi pensano che l’unica via per raggiungere la verità sia quella di fare processi e scrivere sentenze), soprattutto dopo le esperienze delle auto-amnistie dei regimi dittatoriali del Sud America, in Sud Africa è stato sperimentato un modello alternativo denominato “Ubuntu”. Attuato dalla commissione riconciliazione e verità, questo sistema prevedeva il riconoscimento dei fatti-reato da parte dei loro autori, una verifica della loro veridicità attraverso i normali riscontri da parte dell’autorità pubblica, il riconoscimento dell’amnistia e una riparazione materiale e simbolica per le parti lese. Chi riteneva di non dover accedere a questo tipo di procedura conciliativa era passibile in futuro, se individuato, di azione penale secondo i normali criteri procedurali senza possibilità di amnistia. Nel mio articolo messo sotto accusa pensavo a questo tipo d’ipotesi. Dopo 30 anni senza risultati e con un’esigenza che dovrebbe imporsi di storicizzazione, mi sembra ovvio cercare di creare le condizioni che possano facilitare un percorso di verità. Non è scontato che ciò avvenga su ogni episodio rimasto oscuro o parzialmente oscuro, ma esiste la prova contraria. Fino ad oggi non si sono fatti passi avanti. Aggiungo che ai tempi di Valerio si faceva ancora controinchiesta (quella che lui stava conducendo nel famoso dossier). I responsabili di misfatti venivano cercati autonomamente. Non si aspettava la chiamata della polizia giudiziaria. Oggi siamo in grado di fare questo? Non mi sembra, visto che s’invoca l’azione della magistratura. L’amnistia quantomeno ripristinerebbe un principio di autonomia politica nostra. 2) Il 22 febbraio 2010 saremo a 30 anni esatti dalla morte di Valerio. La vecchia normativa ammetteva la prescrizione dei reati più gravi dopo 30 anni dai fatti, riconoscendo un vecchio principio cardinale del diritto che prevede tempi certi e ragionevoli alla durata dei processi e delle condanne. A distanza di troppi decenni, infatti, si riteneva: per un verso, troppo difficile accertare le responsabilità e ricostruire l’esatto contesto dell’epoca; dall’altro, inefficace una condanna contro un individuo diverso da quello che aveva commesso il reato. La cultura dell’imprescrittibilità dei reati più gravi ha guadagnato terreno negli ultimi decenni e dagli iniziali crimini di genocidio e contro i diritti umani si è via via passati anche ai normali reati del codice penale. Oggi non sono prescrittibili i reati che prevedono la pena automatica dell’ergastolo (praticamente buona parte dei reati politici previsti nel nostro codice). L’omicidio sarebbe tecnicamente prescrittibile solo nel caso in cui non venissero contestate le circostanze aggravanti. La materia è diventata complessa poiché s’intrecciano vecchia e nuova normativa: lì dove il reato è stato commesso sotto la vigenza della vecchia norma ma il processo verrebbe svolto con la nuova, dovrebbe in teoria prevalere la norma più favorevole al reo eventuale, ma non è detto che sia più così. In sostanza oggi, per il gioco delle aggravanti e delle attenuanti, la prescrivibilità del reato d’omicidio sarebbe tutta nelle mani del giudice che potrebbe decidere a seconda dei casi con criteri diversi (proviamo ad immaginare quali?), ingenerando discriminazioni. Il pm agirebbe automaticamente ipotizzando la fattispecie più grave, non foss’altro per poter esercitare l’azione penale. Non mi sembra eccezionale questa situazione. 3) Evase queste noiose note tecniche, vengo alle questioni più politiche: a) Dovremmo saper fare buon uso della memoria. La vicenda di Valerio è immersa in un contesto storico e sociale ben preciso. La sua morte è legata ad un filo di episodi, di rappresaglie e contro rappresaglie. Chi oggi si lancia in nuove teorie del complotto, ipotizzando chissà quali oscuri agenti, azzera la dimensione storica di quegli anni. La morte di Verbano scatenò una rappresaglia durissima, come avvenne anche per Walter Rossi, contro un militante missino noto picchiatore, Angelo Mancia (che con la sua morte non c’entrava nulla). Omicidio rimasto anche questo, come avrebbe scritto il mio contraddittore, “impunito”. Se per Valerio ci sono stati degli indagati, per Mancia nemmeno l’ombra. Seguendo lo schema di pensiero di chi contesta il mio articolo, dovremmo ricavarne che esiste un “doppio stato comunista” che impedisce l’accertamento della verità sui fascisti uccisi dai rossi. C’è qualcosa che il mio contestatore fantasma non dice perché la sua logica monca si ferma prima: vorrebbe in galera anche gli assassini di Mancia? Oppure sogna una polizia e una magistratura che fanno giustizia solo per Valerio e non per i fascisti (quella stessa contro la quale magari sbraita (?) quando uccide Carlo Giuliani o Federico Aldovrandi e assolve i poliziotti di Genova)? b) Un minimo di onestà intellettuale porterebbe a riconoscere che tra le fila della destra ci sono molti più morti senza esito giudiziario di quanti ne sono rimasti a sinistra. Tra le nostre fila invece abbondano i morti senza colpevoli perpetrati dalle forze di polizia. Che strano che non ci si ostini per niente a cercare la verità su chi ha sparato a Giorgiana Masi, a Fabrizio Ceruso, a Pietro Bruno? Contro i fascisti si ma contro lo Stato no! Come la chiamiamo sindrome legalitaria, statolatria? c) «Chiedere giustizia», «decretare colpevolezza», «ammissione di correità», «vittime», «carnefice», sono questi alcuni dei termini utilizzati dal fantasma. Denotano una cultura giustizialista, intrisa di populismo penale. Dubito che Valerio quando venne ucciso potesse riconoscersi in un linguaggio del genere. Era un giovane militante comunista rivoluzionario, non un criptodipietrista, uno che parla come Diliberto e i suoi Gom. Leggete il libro della madre quando racconta della battaglia pubblica che intraprese dopo l’uccisione a casaccio di Stefano Cecchetti davanti ad un bar di destra nella sua zona. Conosceva Cecchetti perché frequentava la sua scuola, sapeva che non era un militante fascista, aveva solo amici in comune da una parte e dall’altra. Era solo per caso in quel bar quel giorno. Una macchina si è accostata e dai finestrini sono partiti tre colpi. A Torino, anni prima, davanti all’Angelo azzurro accadde una cosa simile. Era un locale ritrovo di militanti di destra. Un corteo dell’estrema sinistra passava nei paraggi. Dal mucchio si sgancia un gruppetto che si mette a lanciare molotov. Invece di uscire, un cliente si rifugia nei bagni dove muore asfissiato. Non era fascista ma solo uno studente lavoratore non politicizzato. Questi episodi disturbano l’epica vittimistica dei becchini della memoria e quindi non dobbiamo raccontarli? Danno fastidio? d) Verbano sapeva bene cosa voleva e levò la sua voce pubblicamente contro questo modo di agire simile a quello dei fascisti, dei Giusta Fioravanti che andavano a sparare a caso davanti a una piazza, come accadde per Roberto Scialabba, o per l’assalto durante una trasmissione di femministe a radio città futura. Quando ai soggetti vivi della storia si sostituiscono i testimoni risentiti della memoria comincia l’epoca dei becchini. La memoria assume così le sembianze del morto che agguanta il vivo, del vampiro che succhia la vita futura. 28) (?) 16 febbraio 2010 – 15h37 ti sintetizzo ciò che hai scritto: a me della giustizia non me ne frega un emerito. Perché io coglio solo ed unicamente uscire da questo posto. Dici tu chi e il vampiro. Un becchino vestito malamente a festa, con una simbologia gualcita che torna solo a proprio uso e consumo. Quando la finirete voi di dettare legge, voi che non la rappresentate, voi stessi in competizione col potere e venenti a patto con le sue inique leggi? Ma fammi il piacere vai…. Vaglielo a dire a Carla Verbano che c’è la prescrizione, continua co nle tue baggianate. Poi ci si spiega perché avete fallito i vostri microscopici obiettivi rivoluzionari, con l’incompetenza che avete endemica. Ma siamo poi sicuri che fossero tali? Che tristezza. Guardati attorno. E’ questo che volevate? Alemanno, spalleggiato da Mambro e Fioravanti, e La Russa con Gasparri al potere? E il pullulare di gente come Iannone. Mi spiace ma dovreste levarvi un po’ di spocchia perché i risultati sono quelli che si possono oggi tristemente osservare a tutto discapito delle generazioni attuali. Che dovreste peraltro ringraziare perché credono a un’idea che voi avete preso per buona solo come strumento a vostro suo e consumo. Dalle tue parole di oggi direi che è stata tradita e calpestata. Ma a questo punto di ciò non mi interessa. Vorrei solo che on avessi per le mani uno strumento che è un giornale (differenza profonda fra me e te) al punto da arrogarti un ruolo che non ti spetta. Condizionare l’opinione di chi non esercita, non per sua colpa, il libero arbitrio. Io non ho un editore dietro e pure se sapessi il mio nome non ti farebbe differenza, proprio perché sono un cittadino banale che non si porta appresso colpe e non ha tolto la vita a nessuno. 29) Di Paolo 16 febbraio 2010 – 16h06 Per gli omicidi non ci sono prescrizioni. E poi da quando vi interessa il caso Verbano da quando dovete chiedere qualcosa allo Stato? Almeno avete il coraggio delle vostre azioni. Prima fate i Rivoluzionari poi chiedete amnistia ? a buffoni! 30) Di Raf 16 febbraio 2010 – 16h26 Mò sta a vedere che le colpe di una sconfitta su base planetaria del comunismo sono di Paolo Persichetti … del quale non ho nemmeno lontanamente condiviso le posizioni politiche in quegli anni … ma di cui oggi condivido, a parte qualche inesattezza (era Cecchetti e non Cecchin, noto militante neofascista, la vittima innocente di cui parla Carla Verbano) pure le virgole … Non si può andare avanti a schemi o schemini … non è possibile fissarsi per forza, al di là delle pressochè certe sue responsabilità in altri omicidi di compagni, su un Corsi (solo perchè è oggi, a suo modo, un “personaggio pubblico” di qualche popolarità ) o su un Fioravanti (perchè tristemente conosciuto un pò da tutti) … e considerare magari meno “fascista” e meno “grave” una colpevolezza magari di tali Egidio Giuliani ed Armando Colantoni, fascisti sì ma pure gestori di una specie di “holding” che forniva “servizi” anche alle varie mafie ( non solo romane) che allora operavano nella capitale … forniture di armi, di esplosivi, di documenti falsi … compresi gli ammazzamenti a pagamento … tra l’altro Giuliani è da allora all’ergastolo per altri omicidi, compiuti anche in carcere, sempre nella logica da killer “prezzolato” … e Colantoni, in quanto “pentito” (pur non avendo raccontato nulla rispetto a Verbano), vive chissà dove sotto nuova identità …. Nel primo caso quindi la “sete” di giustizia penale dell’interlocutore sarebbe placata … di ergastolo, per ovvi motivi, se ne può fare solo uno … e, nel secondo, sarebbe oggettivamente impossibile procedere in alcun modo … Armando Colantoni, anche per l’anagrafe, non esiste più …. Tanto per far capire l’internità di questi soggetti, al di là del loro essere fascisti, a certi ambienti ed anche a certe “coperture” istituzionali … basti dire che potevano tenere le loro armi, che tra l’altro “affittavano” ai gruppi fascisti ma anche alle normali “paranze” di rapinatori e, sembra, persino ad un gruppo minore del lottarmatismo di sinistra …. in quel famoso deposito presso un Ministero che veniva usato anche dalla Magliana …. Ma, al di là di questo, da compagni non si può oggi ragionare, a 30 anni di distanza, come ragiona Travaglio rispetto alle malefatte di Berlusconi … Noi di quella generazione, quelli che hanno imbracciato le armi e quelli che no, compreso Valerio, avevamo un altro concetto di giustizia … non abbiamo mai ritenuto le pene ed il carcere la soluzione …nemmeno per i fascisti … Altro discorso è la ricerca della verità …. ed allora quanto dice Persichetti – pur ritenendolo personalmente impraticabile nella attuale situazione politica – darebbe certamente qualche possibilità in più di arrivarci a questa verità … Ammesso che ci si voglia veramente arrivare … e non ci si voglia beare nelle proprie certezze consolidate e consolatorie… 31) Di Alberto 16 febbraio 2010 – 16h08 Premetto che non ho scritto io l’articolo, ma lo condivido. Ho letto la risposta di Persichetti e vorrei dire due parole. Sì, da un parte c’è un anonimo, dall’altra una persona in carcere. Ma l’articolo della persona in carcere è su Liberazione, non su un sito qualsiasi come questo. Ha certamente un carisma diverso. Io sinceramente ho visto solo una critica all’articolo di Persichetti, non un attacco personale a suon di spocchia. Non entro nel merito dell’amnistia visto che è stato trattato nei particolari. Entro nel merito del resto. Ci fu un volantino delle br che chiamò i compagni becchini perchè si limitavano ad accompagnare i compagni al cimitero. Per me becchino è chi vuole seppellire definitivamente i miei compagni di allora (ho 50 anni). Con ottime sue ragioni, ma sempre di seppellire si tratta. E ringrazio di non avere ora 20 anni. Perchè il quadro che tu fai Paolo mi avrebbe dato la nausea di quegli anni. E invece non è così. Questa è la tua visione. E non dovresti trasmetterla. La giustizia mi interessa per tutti, per Piero, per Carlo, per tutti. Ma non guido io la “politica” attuale. Di quegli anni non frega niente a nessuno. Neanche di Valerio. Dove hai visto tutta questa ostinazione per lui? Da un libro della madre? Grazie di aver rammentato a noi poveri imbecilli Mancia e gli altri. E allora? Io sono di parte, parteggio, come fai tu. Siamo povera gente che vuoi farci, neanche tanto colti. E i nostri compagni sono vivi, sono vivi veramente. Mi viene da dire…i morti siete voi. Grazie della lezione.. Alberto (un compagno qualsiasi, non tuo va bene?) 32) Di Paolo 16 febbraio 2010 – 16h33 Per quello che parla di identikit fisico mi spiace contraddirti ma hai detto un mare di fregnacce. Voi siete qui per coprire l’assassino di VALERIO e lo fate da 30 anni. Tra un pò quello entrato a casa di valerio era un nano, un nano che ha retto alla stazza di Valerio 1,80 33) Di Alberto 16 febbraio 2010 – 17h10 Grazie della lezione anche a Raf. Hai sicuramente le giuste credenziali. 34) (?) 16 febbraio 2010 – 17h34 Senza contare che l’amnistia la concederebbe quello stato che in teoria voi stareste avreste a suo tempo combattuto. Allora i conti non mi tornano proprio più. In questo caso accettereste in nome di una libertà di natura “costituzionale” e non per un merito acquisito nella lotta o per diritto e innocenza. Verreste a patti con tutto ciò che dite di detestare, invocate, qui sì la legge, e la toga la indossate su misura e inamidata. E’ certo un bel dire. Quasi da ridere se non ci fossero di mezzo i morti e le vittime, e ancora i parenti delle vittime. Il sangue dei compagni lavato con la più bieca necessità di salvarsi la pelle e gli anni che quello stato ha sentenziato di reclusione. La morte sia chiaro per Valerio che cosa è stata? Lui neanche ha avuto il diritto di averla una speranza, di credere in un domani. Chi lo ha ucciso ha un domani che è futuro remoto e ora immagino abbia tanti anni da aver avuto famiglia e figli. Valerio no, a lui questo lusso è stato privato. E tutto il resto sono chiacchiere, da bar di gente che gioca a far legislazioni di comodo. La prescrizione, i regolamenti di conti. Tutto quel che si legge qui è spunto per distruggere qualsiasi sogno di una cosa. Lasciando alle generazioni attuali e future vuoto e disincanto. E Valerio Verbano che paga ancora una volta la colpa d’averci creduto e d’essere stato lasciato solo. Oggi ho avuto modo di constatare quanto l’ideale comunista grazie a queste pseudo battaglie sia caduto tanto in basso al punto di patteggiare e scendere a compromesso col potere. Da incendiari a pompieri si sarebbe detto una volta. Povera militanza, oggi d’ordinanza, sbiadita e patinata. 35) Di Alberto 16 febbraio 2010 – 17h43 Paolo i tuoi compagni sono in carcere? I miei sottoterra, giustiziati da fdo o fascisti. Sempre Stato, chiamali come vuoi gli assassini. Allo Stato loro non hanno più niente da chiedere. Noi? Tu? Io? A volte sì, a volte no. Non siamo in grado neanche di difendere la memoria, di spalleggiare genitori che sopravvivono da trent’anni. Ma di che stiamo parlando? Ride lo Stato solo a guardarci. Io ho rispetto di te, della tua situazione. Tu non ne hai nè per me, nè per i miei compagni. Io con i fascisti non condivido neanche il dolore, per rispetto del mio e del loro. Dammi del cretino, non mi offendo davvero. Non è facile neanche la mia di vita e di tanti come me. All’anima dell’odio per il diverso! Qui stiamo nel paleolitico. 36) (?) 16 febbraio 2010 – 17h52 I sogni i sogni i sogni….tutte caxxate. C’è chi li spegne i sogni. Ragazzi non fateci caso, abbiamo scherzato, sbagli di qua sbagli di là…avanti ao’ chi more more! C’avete creduto? Peccato, noi crediamo nella vita, solo la nostra però. 37) Di Radisol 16 febbraio 2010 – 18h13 Uno dei primi sospettati per la morte di Valerio fu Nanni De Angelis, un tizio di Terza Posizione del limitrofo quartiere africano, che poi farà una brutta fine in galera, e che era un giocatore di serie A di rugby, quindi con un fisico certamente particolare. I sospetti nascevano dal fatto che era stato ferito da Valerio in seguito ad una rissa tra compagni e fascisti di T.P. Carla e Sardo, proprio per quel fisico, esclusero che potesse essere uno dei tre assassini di Valerio. Mario Corsi, non a caso chiamato “Marione”, ha più o meno il fisico che aveva De Angelis, forse leggermente meno alto ed un pò più largo ma più o meno siamo lì. Così, tanto per chiarire. Dopodichè mi domando in tutta franchezza il senso di questa accesa ed un tantino paranoica discussione, nemmeno che un ipotesi di amnistia fosse oggi all’ordine del giorno – con questo governo, poi … – e nemmeno che fosse all’ordine del giorno chissà quale novità giudiziaria sull’assassinio di Valerio che sarebbe messa in pericolo dall’amnistia. 38) (?) 16 febbraio 2010 – 18h57 Non fu assolutamente per questo che i genitori esclusero la possibile responsabilità di Nanni de Angelis ma perché li andò a trovare a casa e, solo successivamente alla conversazione, si persuasero che non fosse lui. Ma non è questa la sede per esprimere sentenze né stare a difendere chicchessia. Nello stesso libro di Carla come in “Corpi di reato” ci sono chiare evidenze che i delitti di Fausto e Iaio e Valerio Verbano per movente e perizie balistiche avevano numerosi punti in comune. Se solo fosse stato voluto un vero esito della faccenda non sarebbe stato difficile fare una scrematura fra i vari personaggi orbitanti nella galassia fascista romana, poiché chi immobilizzò i genitori di Valerio parlava con “marcato accento romano” e quando fu redatto l’identikit ci fu scritto “presunto assassino di (illegibile)”. Va da sé, precisazione per precisazione, che Corsi non ha pagato nemmeno per il delitto duplice del Casoretto eppure le prove a suo carico erano innumerevoli. Come l’accusa pesante dell’omicidio di Zini all’Alberone. Fatto sta che tutto il presente il discorso nasceva dalla “provocazione” strumentale di Persichetti Paolo e pur avendo ribadito più volte che estremi per un’amnistia non ve ne siano(ed è allucinante che ci si sia solo pensato) egli l’abbia chiamata o invocata arbitrariamente come possibile strada per la verità giudiziaria. 39) (?) 16 febbraio 2010 – 19h25 Radisol (ipse) dixit!!!!!!! Tutti preparatissimi. Ora basta eh? Fate un po’ di silenzio, tante volte si dovesse accendere qualche luce su Valerio. Eh no eh! 40) (?) 16 febbraio 2010 – 19h30 L’amnistia la decide lo stato, lo stesso che tiene in ostaggio i compagni. Idem per i compagni ammazzati direttamente o indirettamente dai suoi servi fascisti. Ergo non mi rivolgo allo stato nè per l’amnistia nè per la giustizia. Va bene così? 41) Di Paolo 16 febbraio 2010 – 19h37 Al Corsi gli è stato scontato anche Auro e Marco giovani scomparsi in tragiche circostanze. shhhh ma non lo dite a nessuno…a quanti omicidi scampati siamo arrivati? e quelllo parla di amnestia ma fate il piacere. E qualcuno a Roma ha detto pure che non sono mai esistiti VERGOGNATEVI. 42) Di Radisol 16 febbraio 2010 – 19h54 Auro Bruni, un ragazzo di colore, morì molti anni dopo, mi sembra nei novanta, in un incendio doloso del centro sociale Corto Circuito, nel quale dormiva. Mai sentito sinceramente che Corsi fosse stato sospettato per questo, l’unico collegamento che posso immaginare è che si parlò di ultras da stadio fascisti e Corsi era all’epoca il capetto dei Boys della Roma, ma mi sembra un pò poco per fare collegamenti. Oltretutto le storie di Fausto, Iaio e Valerio erano omicidi premeditati, fatti un una logica sia terrorista che gangsteristica, il caso di Auro, pur gravissimo nelle conseguenze, fu certamente casuale … non era abituale, nè tantomeno cosa nota, che al Corto ci dormisse qualcuno e realisticamente gli assassini volevano solo bruciare i locali. Non mi risulta invece nessun Marco ammazzato a Roma dai fascisti, credo si trattasse, anche se potrei sbagliarmi, invece di un compagno morto in un incidente stradale nello stesso periodo, per cui a Spinaceto si intitolò appunto ad “Auro e Marco” un centro sociale appena occupato e tuttora esistente. 43) Di Radisol 16 febbraio 2010 – 19h30 Io invece non mi pongo il minimo problema a sostenere che Mario Corsi sia uno degli assassini di Fausto e Iaio a Milano e poi di Ivo Zini a Roma l’anno successivo. Del resto la stessa affermazione l’ha fatta più volte pubblicamente un esponente milanese di Rifondazione, Umberto Gay, invitando caldamente Corsi a denunciarlo … e Corsi non ha mai denunciato. Questo però non vuol dire che Corsi sia materialmente responsabile anche dell’omicidio di Valerio ; nessuno dei tre aveva, a sentire sia Carla Verbano sia l’inquilino che li ha visti sulle scale, una stazza simile. Non ho invece il minimo dubbio sul fatto che esistano collegamenti tra l’omicidio di Fausto e Iaio e quella di Valerio. Molte cose sono in comune, non solo il tipo di proiettili che in sè non significherebbe niente, ma soprattutto il contesto, le finalità eterogenee ( fascismo classico, storie di spaccio e complicità istituzionali) ed il fatto che gli assassini siano, in tutti e due i casi, inequivocabilmente romani. E pur non avendo le certezze assolute di Raf, che pure conosco come compagno e “controinformatore” serio e che quindi credo che non spara cose a caso, penso che se le armi sequestrate qualche anno dopo nel deposito del Ministero della Sanità non fossero state manomesse per renderle irriconoscibili da periti strettamente legati ai servizi, forse si sarebbero ritrovate sia le armi che hanno ammazzato Pecorelli, sia quelle di Fausto e Iaio sia quelle di Verbano. A quel deposito avevano accesso, oltre che un nucleo ristretto di pezzi grossi della Magliana, anche Fabrizio Carminati e Stefano Bracci ( sospettati insieme a Corsi e Zappavigna per Fausto e Iaio, Carminati anche per Pecorelli) nonchè Egidio Giuliani ed Armando Colantoni, cioè i personaggi citati da Raf. Certo, qualche differenza tra questi orridi personaggi c’era, Giuliani e Colantoni non erano dei Nar ed è effettivamente vero che il loro essere inequivocabilmente fascisti (il primo proveniva da Ordine Nuovo, l’altro dal Fuan) era del tutto secondario rispetto ad una logica “affaristica” che li pervadeva nelle loro attività criminali, al punto tale da fornire, dietro lauto compenso, persino documenti falsi a dei compagni. Ma questo non esclude affatto l’ipotesi che siano stati loro ad ammazzare Valerio, magari perchè pagati da qualcuno per farlo o più semplicemente perchè, nel famoso dossier, comparivano pure loro. Quindi non vedo questa grande contraddizione, da far stracciare le vesti a qualcuno fino ad accusare di filofascismo altri, tra le due diverse ipotesi. Sull’amnistia ho in parte già detto, a mio giudizio sarebbe auspicabile per i casi di violenza politica omicida già chiariti, cioè la stragrande maggioranza, impossibile invece applicarla a quelli per i quali non c’è mai stato nè un processo nè una sentenza, come appunto il caso di Valerio. Ma, in ogni caso, non mi sembra cosa praticabile in questo manicomio di situazione politica. 44) (?) 16 febbraio 2010 – 19h55 Io ho meno di trent’anni e sono disgustato da tutto quello che emerge da questo “dibattito”. Disgustato. Guai a dire qualcosa di scomodo veramente, questa è la verità. Non abbiamo proprio niente da imparare da voi, niente. 45) (?) 16 febbraio 2010 – 20h05 https://insorgenze.wordpress.com/2010/02/16/lepoca-dei-becchini/ Gli spacciatori di passioni tristi!!!! E’ vero, se ci penso Valerio certamente sorride! Non hanno spento il suo sorriso! Si dice così ora no? Quando si cerca giustizia per gli altri (Cucchi, Aldro….). Per i compagni degli anni 70 no, non si può fare. Nel loro caso: abbozza e sorridi. Dimenticavo che siamo nell’era dell’ottimismo. Paolo per favore continuo a rispettare la tua situazione e le tue idee. Ma ti prego, se ci legge uno di vent’anni si butta di sotto. alberto (il solito ignorante compagno). 46) Di Radisol 16 febbraio 2010 – 20h14 Cazzo, qui c’è chi ha fatto nomi e cognomi precisi. E ha parlato di precise responsabilità anche di ambienti statali. Puoi non condividere ma come fai a dire “Guai a dire qualcosa di scomodo veramente” ? Per quanto mi riguarda poi, mai preteso di insegnare niente a nessuno. Ma se si parla a vanvera di fatti che conosco, sia per averli in parte vissuti personalmente sia per averli “indagati” a suo tempo a scopo di controinformazione, quello che ho da dire lo dico. Se poi quello che ti disgusta è l’ “amnistia”, sono stato il primo a dire che non è assolutamente praticabile e quindi è inutile parlarne. Ma se proprio se ne deve parlare non capisco perchè deve creare tanto scandalo. Togliatti ( cioè l’allora segretario del Pci) amnistiò, da ministro di giustizia, i criminali di guerra fascisti già nel 1947. L’anno successivo toccò ai separatisti siciliani che avevano messo in piedi una vera e propria guerra civile nell’isola, e molti erano veri e propri mafiosi che torneranno alle cronache negli anni successivi. Negli anni sessanta furono amnistiati i separatisti sudtirolesi, in gran parte neonazisti, che avevano insanguinato per due decenni quella regione. Non si capisce perchè, in linea di principio, solo per i “reduci” degli anni settanta ed ottanta questo non debba essere possibile … anche quella fu una vera e propria guerra civile strisciante. E comunque l’amnistia, come la grazia, giuridicamente si applica ai condannati, mica ai casi per i quali non è mai stato trovato nessun colpevole. E quindi la storia di Valerio Verbano non c’entrerebbe niente con una improbabile amnistia. 47) Di Paolo 16 febbraio 2010 – 20h25 – Persichetti nel suo status di recluso ha molto tempo da passare su Internet e ha postato la sua risposta sul suo sito: Il bello è che visto la grande democrazia di cui parla e si riempie la bocca nel suo post non si può commentare o i commenti sono prima visionati e poi forse accettati. Da uno così la predica non me la faccio fare e barattare la verità per un compagno ucciso con una persona squallida come lui se lo sogna! Usare la parola becchino è di cattivo gusto per uno come te…forse parli dei becchini degli anni 70 80 che ora fanno sentenze? Giusto con Kossiga te la potevi fare https://insorgenze.wordpress.com/2010/02/16/lepoca-dei-becchini/ 48) Di Radisol 16 febbraio 2010 – 22h26 Indubbiamente, anche al sottoscritto lo scritto “l’epoca de becchini” piace poco. Non perchè vi si dicano cazzate … non è questo il punto. Anche se, ad esempio, su Angelo Mancia … non c’è dubbio che non c’entrasse niente con l’uccisione di Valerio … ma certo non era nemmeno un angioletto … era uno squadrista della generazione precedente ai vari Fioravanti, Alibrandi ecc. … probabilmente non aveva mai usato le pistole, ma ricordo benissimo che nel 1974 aveva ridotto in fin di vita a sprangate un compagno del Pdup, Luciano Schepisi … non morì per caso ma stette in coma a lungo e temo ebbe comunque danni gravissimi … e non era certo quello l’unico episodio cruento nel quale era stato coinvolto lo squadrista Angelo Mancia. Ma, ripeto, non è questo il punto. Quello che non va bene, soprattutto, di quello scritto di Persichetti sono i toni. Nel merito, ha ragione da vendere quando indica un certo “giustizialismo” di certi compagni più giovani … quasi che pene e galere siano la soluzione alle cose, nè più nè meno come dicono i leghisti, i fascisti … quasi che l’impostazione di Travaglio sia tracimata anche nel sentire comune di chi oggi si definisce “compagno” … e purtroppo tutto fa pensare che sia proprio così …. Però Paolo finisce per avere torto marcio quando si atteggia a “maestro di vita” e questo francamente non mi sembra proprio il caso … so bene che le accuse e le condanne personali a Persichetti non hanno grandi riscontri, che sono state fatte come si faceva nella logica dell’ “emergenza”, senza porsi troppi problemi di garanzie per la difesa ( spesso nel bel mezzo dei processi venivano arrestati pure gli avvocati). Ma è comunque pur vero che, sia pure in una filiazione minore, frutto di una delle tante scissioni e che ha fatto ben poco in termini di attentati, lui alle Brigate Rosse aveva comunque aderito. E non c’è dubbio che il brigatismo, pur nelle enormi differenze tra i vari raggruppamenti, grossimi errori di analisi e di linea politica ne aveva comunque fatti … e di disastri, politici ed umani, ne ha combinati parecchi …. e che oggi proprio un ex brigatista di allora ci faccia la morale per i Mancia ed i Cecchin mi sembra proprio fuori luogo … Chiarito questo, io quei compagni vorrei vederli tutti fuori, figuriamoci Paolo che è stato “sequestrato” ed estradato dalla Francia, in una operazione tutta “politica” e strumentale tra Berlusconi e Chirac, un quarto di secolo dopo quei fatti. Ed in questo senso sarei favorevolissimo ad una amnistia che però prevedesse, come avvenne con Mandela, la chiara attribuzione delle responsabilità sia collettive che personali … amnistia per la quale al momento non c’è la minima condizione politica favorevole. Però parliamo di politica, critichiamo giustamente certo “giustizialismo”, certi approcci tutti “etici” e non “di classe” alle cose che certamente hanno ben poco di comunista … ma la lezioncina no, non è proprio cosa, caro Paolo…. 49) (?) 16 febbraio 2010 – 22h44 …si è arrivati al punto di partenza, tante chiacchiere e un’impasse concettuale ai limiti dell’immobilismo: chi lo dice che desiderare la giustizia sia un marchio della destra (travaglio ora lo sappiamo tutti, è uomo di destra chesi fa sane chiacchierate in diretta col Corsi succitato e non solo; uomo de “Il Borghese”). Stabilito che non ci sono le condizioni per l’amnistia e mi sembra prematuro se non embrionale quando non c’è nemmeno uno straccio di colpevole dichiarato e sentenziato tale. Il punto morto rimane nel nocciolo della questione, se non è secondo i parametri del codice penale (oooh inorridirete!) come dovrebbe espiare o fare i conti con la legge il potenziale soggetto accusato di omicidio? Non si premette la teoria alla pratica. E non si invoca giustizia a fasi alterne (in molti altri casi la sinistra ha adottato le vittime di violenza per farsene vessillo e nessuno ha avuto niente da dire). Frattanto per l’ennesima volta si è distolto lo sguardo da quella vicenda straziante anche per un non compagno che è quella volutamente avvolta nel mistero, che pure a distanza di 30 anni non è prossima a soluzione se si invischia in tanti, troppi interessi contingenti. Se la giustizia è qualcosa che per norma serve a regolamentare una società civile per limitare il libero esercizio del reato su chi altrimenti non può e non sa difendersi, di prassi, con un’azione uguale e contraria senza ricorrere alla violenza e a forme parallele di legge. Ma ripeto, dovreste attenervi al tema che è Valerio, ragazzo morto per mano di quell’eversione di destra collusa con poteri alti e malavitosi allo stesso tempo. Ripeto, altrimenti ci dovrebbe andare bene che a distanza di tanto tempo il colpevole stia vivendo la sua vita e i suoi giorni più o meno serenamente, come nulla fosse. Ed è tutto un menare il cane per l’aia. Su questo siamo bravissimi. 50) Di Radisol 16 febbraio 2010 – 23h12 Purtroppo è proprio qui che non ci capiamo, non è colpa di nessuno. Noi dicevamo “tutte le carceri salteranno in aria”. Noi pensavamo che gli assassini di Valerio come quelli degli altri compagni dovessero pagare con un colpo di pistola alla nuca… questo era quello che ci passava per la testa.. non che li arrestassero… Ed in questo, almeno come “sentimento”, non c’erano sostanziali differenze tra chi aveva scelto la lotta armata e chi invece no. La nostra estraneità culturale a carceri e tribunali di ogni genere, se da un lato ci permise di prendere immediatamente le distanze dal sequestro Moro e dal conseguente “processo al prigioniero” che oggettivamente scimmiottava i metodi degli sbirri e dei tribunali che odiavamo, dall’altro non ci pose nessuno scandalo quando, ad esempio, in un carcere speciale alcuni esponenti di Prima Linea fecero una rivolta in difesa del fascista Concutelli, ingiustamente – secondo loro – messo nei “braccetti di punizione”. Certo, Concutelli non era un fascista detenuto per aver ammazzato compagni, aveva fatto un sequestro di persona di un industriale per “autofinanziamento” e poi ucciso un magistrato… se fosse stato un assassino di compagni realisticamente tra quelli di Prima Linea non ce l’avrebbero mai messo… il rischio che lo “garrotavano” ci sarebbe stato….. Ma questo è un punto secondario …. noi odiavamo sbrirri e carceri … e chi ci stava dentro era comunque nel momento della detenzione un “fratello” e nemico era il potere… anche se magari da liberi a quel “fratello” gli avremmo volentieri sparato…. Se si capisce questo – pur senza condividerlo – si capisce anche quello che dice Persichetti .. che comunque è bene, per quanto dicevo prima, che si astenga da “lezioni” … Oggi è diverso … oggi anche la sinistra, a volte pure quella che si richiama alle nostre stesse esperienze, ragiona spesso in termini “etici” e non “di classe”. Per cui la contraddizione è tra “onesti e disonesti”, “pacifisti e guerrafondai”, “razzisti e buonisti”, in ultima analisi tra “buoni e cattivi”. Mai tra “struttati e sfruttatori” o più semplicisticamente tra “oppressi ed oppressori”. Ed allora vai con la “geopolitica”, vai col “nemico del mio nemico è mio amico” (le assurde simpatie di alcuni compagni, in funzione anti-Usa, per personaggi come Putin o per gli ayatollah). E soprattutto vai col “moralismo”, vai col “giustizialismo”, vai con l’indicare tribunali, pene e galere come soluzione alle contraddizioni. E’ un altro mondo, non so se è quello giusto, personalmente non credo. Ma tant’è.. 51) (?) 17 febbraio 2010 – 09h43 Pura teoria, opinabilissima, ma senza soluzione. Intanto parlaimo di chi non c’è più e on ha visto né la giustizia vostra né quella dello Stato. E c’è una madre che vuole risposte, nette e chiare. Andate a dirlo a lei. 52) (?) 17 febbraio 2010 – 10h24 @radisol, Paolo fa lezioni e tu non sei da meno. I nomi devi andarli a fare a chi di dovere non qui. A parole sono tutti contro carceri e “sbirri”, ma se vi rubano la macchina andate a far denuncia….o no? Non sono per niente contro l’amnistia. Ma lascio la lotta tutti uniti (da curva di ultrà ) contro uno stesso nemico a Boccacci ed allo stadio. Nessun reduce è per me esempio di niente. Lo è Valerio e tutti gli altri compagni perché la morte li ha fermati prima che diventassero parte dello schifo che mi vedo intorno. Non è culto della morte, è voglia di speranza e di dare un senso alle cose. Se il giocattolo vi si è rotto tra le mani non rompete i cogl… a noi. Auguratevi di non dover mai vedere vostro figlio giustiziato nella stanza accanto. Io gli assasini dei compagni, tutti, che siano fdo o fascisti li voglio in galera. E smettetela allora di cavalcare le cause di Cucchi e così via. Che non si capisce perchè lo fate e che caxxo volete. Ci sono due temi in questa “discussione” l’omicidio di Valerio Verbano e l’aministia per i compagni in carcere. Sono due temi che non c’entrano l’uno con l’altro. E danno spazio a prediche da….ho fatto il ’68. Se ci sarà battaglia da appoggiare per l’amnistia personalmente l’appoggerò. Ma con altrettante forza non chiuderò i conti con i miei anni finchè i miei compagni non avranno “giustizia”. 53) (?) 17 febbraio 2010 – 10h42 Per ora gli unici vampiri che hanno succhiato la vita futura sono stati quelli che hanno ammazzato Valerio, quelli che li hanno mandati, quelli che sanno e non parlano, quelli che li coprono. E gli unici becchini gli sciacalli che lo strumentalizzano. 54) Di Radisol 17 febbraio 2010 – 15h48 “A chi di dovere” non esiste proprio, non ho personalmente nomi da fare e non è il mio mestiere fare lo sbirro nè oltretutto, anche volendo, esiste oggi un giudice che indaga ancora sull’omicidio di Valerio Verbano a cui rivolgersi “di dovere”… Rimane il fatto che c’è chi i nomi li ha fatti, oltre che qua sopra nella giornata di ieri, in iniziative pubbliche, su pubblicazioni, su libri, persino in una recente tesi di laurea di uno studente romano che è un documento ufficiale e che a breve dovrebbe anch’essa diventare un libro. Questa è la controinformazione… non andare riservatamente a parlare con qualche poliziotto che magari ha tutto l’interesse a coprire qualche suo collega d’allora…. o comunque qualche evidente magagna di potere… Ripeto, è proprio su questo che non ci capiamo…. io non ho alcuna fiducia nello stato e nelle istituzioni… per me in via generale, ed ancora di più nei casi come quello di Valerio, E’ LO STATO AD ESSERE ASSASSINO. Per qualche semplice fascistello assassino non avrebbero fatto sparire prima il dossier e poi i corpi di reato, il passamontagna e la pistola perduti dai killer in casa Verbano, nè avrebbero manomesso, rendendole irriconoscibili, le pistole ritrovate al Ministero della Sanità. Il gioco è assai più grosso … anche se per qualcuno sembra peccato dirlo…. poi naturalmente, visto che non siamo certo in una fase rivoluzionaria e meno che mai vicini alla generale “resa dei conti” che, a torto o a ragione, sognavamo … spero pure io che esca fuori un giudice “democratico” che tenti almeno di riaprire l’inchiesta… magari proprio quello che stava venerdì scorso a prendere appunti all’iniziativa di Primavalle …. Ma questo è un altro discorso…. non quello della controinformazione… e comunque mi sembra cosa improbabile… 55) Di CAO 19 febbraio 2010 – 09h25 Se prioritario è l’accertamento della verità sulla morte di Valerio Verbano a 30 anni dalla sua scomparsa (e in linea generale sulla vicenda degli anni 70), come mi sembra sia stato sostenuto dalla quasi totalità di coloro che sono intervenuti in questa surreale (ma istruttiva) discussione, che molto dice della catastrofe mentale in cui versa questo deposito residuale che potremmo chiamare genericamente “popolo di sinistra”, o “compagneria”; allora l’amnistia alla sudafricana, proposta nell’articolo apparso su Liberazione e tanto stigmatizzato (https://insorgenze.wordpress.com/2010/02/14/valerio-verbano-a-trentanni-d…), appare come una delle più classiche ipotesi scuola. Proprio per questo non si capisce perché abbia suscitato tanto scandalo e livore, fino al punto da spingere molti a mostrare il peggio di sé lanciando le solite malevoli accuse di collusione col nemico, opportunismo, addirittura “conflitto d’interessi”… (ormai Berlusconi ha totalmente colonizzato i cervelli). Forse perché oltre all’analfabetismo politico dominano oramai solo passioni torbide. Per intenderci: prima la parola “processo” indicava percorsi sociali d’autonomia politica che, a seconda degli ostacoli incontrati, potevano dispiegarsi in modo conflittuale o attraverso la costruzione di autorganizzazione e autoassociazione; il tutto all’interno di grandi narrazioni rivoluzionarie che miravano al cambiamento radicale del mondo, dei rapporti sociali e di produzione ecc. Ora la parola processo rimanda solo ai tribunali, i “soggetti sociali” arrivano a concepirsi non più come attori in cui risiede una potenza creatrice di società altra, ma unicamente come vittime il cui unico posto da occupare è quello dei banchi delle parti civili in attesa che un bravo “giudice democratico” soddisfi la loro sete di vendetta, che chiamano giustizia. Per poi lamentarsi, ma subito dimenticare, che quella stessa giustizia nemmeno fa uno straccio di processo, per rispettare le forme, sulla morte di Carlo Giuliani, e a Genova manda a casa i poliziotti e condanna ad oltre dieci anni di carcere un gruppo di manifestanti, trascelto come capro espiatorio tra centinaia di migliaia. Mi fermo qui. Dicevo: a questa ipotesi di amnistia in cambio di verità riproposta dall’articolista all’attenzione generale, probabilmente in modo volutamente provocatorio perché non si riproponessero durante le iniziative previste per l’anniversario di Valerio i soliti discorsi e riti autoconsolatori, intrisi sempre più di vittimismo e retoriche celebrative che si allontanano dal percorso reale che fu di Verbano (e che magari oggi qualcuno confonde con quello del “popolo viola”), si è obiettato – a parte gli insulti – in due modi diversi: a) non esistono le condizioni; b) si tratta di una elargizione dello Stato che non possiamo volere, tantomeno accettare, con l’aggiunta della stigmatizzazione etica verso “quelli” (sottinteso i miserabili detenuti politici) che prima combattevano lo Stato e ora chiedono la sua clemenza (giudizio sprezzante che inevitabilmente si rivolge anche nei confronti della memoria di Verbano che quello Stato combatteva, che fece sette mesi di carcere per il possesso di una pistola non di “manette”, come magari qualcuno oggi potrebbe pensare e l’uso di un ordigno incendiario. Verbano non faceva girotondi e nemmeno lanciava statuette e treppiedi. Famose a capì. Alla prima obiezione, che poi è sempre la stessa dal primo giorno, cioè circa 27 anni fa (1983), quando Scalzone lanciò da Parigi la proposta, e poi dal 1987, quando venne fatta propria da buona parte dei prigionieri politici, si potrebbe rispondere con la famosa frase di Seneca a Lucillo: “Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, ma è perché non osiamo che diventano difficili”. Più che di una difficoltà della situazione, credo si sia trattato soprattutto di una malattia della volontà. Senza voler fare l’elogio dell’ipervolontarismo, le condizioni si creano. Per tante altre rivendicazioni e lotte le condizioni di realizzazione sono sempre state difficili, eppure non si desiste. Ma sull’amnistia non si è nemmeno mai cominciato. E certo che dopo 30 anni diventa quasi impossibile! Suppongo che chi abbia lanciato quella proposta lo sappia molto meglio dei suoi saccenti obiettori. Ma forse, molto più che all’amnistia pensava ad un nuovo dispositivo mentale, ad un nuovo modo di pensare le cose, agendo come se… si dovesse rivendicare l’amnistia. A chi sostiene invece che l’amnistia sarebbe una resa politica, peggio una contaminazione, un cedimento etico, basterebbe consigliargli qualche utile rilettura delle pagine di storia del movimento operaio e dei movimenti rivoluzionari. Una riscoperta della vicenda della Comune di Parigi e dei suoi strascichi penali e poi delle lotte per amnistiare gli scampati alla repressione, rinchiusi nei bagni penali oltreoceano o in esilio, sarebbe molto salutare. Appartiene all’a b c di qualsiasi movimento politico l’esigenza di proteggere i propri militanti. Guardate quelli della Lega come sono stati abili: sono riusciti a depotenziare i reati di stampo fascista contro l’unità del territorio nazionale, quelli sulle camicie verdi, il corpo nazionale delle guardie padane. In passato, dopo ogni ciclo di lotte che comportava i suoi inevitabili strascichi penali, si aprivano vertenze per ottenere amnistie-indulti o comunque artifici di oblio e clemenza giudiziaria che preservassero i protagonisti delle lotte dalla repressione. Non foss’altro perché in questo modo era possibile riaprire un nuovo ciclo, avvalendosi anche dell’esperienza di chi aveva parteci
  4. Da http://bellaciao.org/it/spip.php?article26029

    Di CAO
    19 febbraio 2010 – 09h25
    Se prioritario è l’accertamento della verità sulla morte di Valerio Verbano a 30 anni dalla sua scomparsa (e in linea generale sulla vicenda degli anni 70), come mi sembra sia stato sostenuto dalla quasi totalità di coloro che sono intervenuti in questa surreale (ma istruttiva) discussione, che molto dice della catastrofe mentale in cui versa questo deposito residuale che potremmo chiamare genericamente “popolo di sinistra”, o “compagneria”; allora l’amnistia alla sudafricana, proposta nell’articolo apparso su Liberazione e tanto stigmatizzato (https://insorgenze.wordpress.com/2010/02/14/valerio-verbano-a-trentanni-d…), appare come una delle più classiche ipotesi scuola.
    Proprio per questo non si capisce perché abbia suscitato tanto scandalo e livore, fino al punto da spingere molti a mostrare il peggio di sé lanciando le solite malevoli accuse di collusione col nemico, opportunismo, addirittura “conflitto d’interessi”… (ormai Berlusconi ha totalmente colonizzato i cervelli).
    Forse perché oltre all’analfabetismo politico dominano oramai solo passioni torbide. Per intenderci: prima la parola “processo” indicava percorsi sociali d’autonomia politica che, a seconda degli ostacoli incontrati, potevano dispiegarsi in modo conflittuale o attraverso la costruzione di autorganizzazione e autoassociazione; il tutto all’interno di grandi narrazioni rivoluzionarie che miravano al cambiamento radicale del mondo, dei rapporti sociali e di produzione ecc. Ora la parola processo rimanda solo ai tribunali, i “soggetti sociali” arrivano a concepirsi non più come attori in cui risiede una potenza creatrice di società altra, ma unicamente come vittime il cui unico posto da occupare è quello dei banchi delle parti civili in attesa che un bravo “giudice democratico” soddisfi la loro sete di vendetta, che chiamano giustizia. Per poi lamentarsi, ma subito dimenticare, che quella stessa giustizia nemmeno fa uno straccio di processo, per rispettare le forme, sulla morte di Carlo Giuliani, e a Genova manda a casa i poliziotti e condanna ad oltre dieci anni di carcere un gruppo di manifestanti, trascelto come capro espiatorio tra centinaia di migliaia. Mi fermo qui.
    Dicevo: a questa ipotesi di amnistia in cambio di verità riproposta dall’articolista all’attenzione generale, probabilmente in modo volutamente provocatorio perché non si riproponessero durante le iniziative previste per l’anniversario di Valerio i soliti discorsi e riti autoconsolatori, intrisi sempre più di vittimismo e retoriche celebrative che si allontanano dal percorso reale che fu di Verbano (e che magari oggi qualcuno confonde con quello del “popolo viola”), si è obiettato – a parte gli insulti – in due modi diversi: a) non esistono le condizioni; b) si tratta di una elargizione dello Stato che non possiamo volere, tantomeno accettare, con l’aggiunta della stigmatizzazione etica verso “quelli” (sottinteso i miserabili detenuti politici) che prima combattevano lo Stato e ora chiedono la sua clemenza (giudizio sprezzante che inevitabilmente si rivolge anche nei confronti della memoria di Verbano che quello Stato combatteva, che fece sette mesi di carcere per il possesso di una pistola non di “manette”, come magari qualcuno oggi potrebbe pensare e l’uso di un ordigno incendiario. Verbano non faceva girotondi e nemmeno lanciava statuette e treppiedi. Famose a capì.
    Alla prima obiezione, che poi è sempre la stessa dal primo giorno, cioè circa 27 anni fa (1983), quando Scalzone lanciò da Parigi la proposta, e poi dal 1987, quando venne fatta propria da buona parte dei prigionieri politici, si potrebbe rispondere con la famosa frase di Seneca a Lucillo: “Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, ma è perché non osiamo che diventano difficili”. Più che di una difficoltà della situazione, credo si sia trattato soprattutto di una malattia della volontà. Senza voler fare l’elogio dell’ipervolontarismo, le condizioni si creano. Per tante altre rivendicazioni e lotte le condizioni di realizzazione sono sempre state difficili, eppure non si desiste. Ma sull’amnistia non si è nemmeno mai cominciato. E certo che dopo 30 anni diventa quasi impossibile! Suppongo che chi abbia lanciato quella proposta lo sappia molto meglio dei suoi saccenti obiettori. Ma forse, molto più che all’amnistia pensava ad un nuovo dispositivo mentale, ad un nuovo modo di pensare le cose, agendo come se… si dovesse rivendicare l’amnistia.
    A chi sostiene invece che l’amnistia sarebbe una resa politica, peggio una contaminazione, un cedimento etico, basterebbe consigliargli qualche utile rilettura delle pagine di storia del movimento operaio e dei movimenti rivoluzionari. Una riscoperta della vicenda della Comune di Parigi e dei suoi strascichi penali e poi delle lotte per amnistiare gli scampati alla repressione, rinchiusi nei bagni penali oltreoceano o in esilio, sarebbe molto salutare. Appartiene all’a b c di qualsiasi movimento politico l’esigenza di proteggere i propri militanti. Guardate quelli della Lega come sono stati abili: sono riusciti a depotenziare i reati di stampo fascista contro l’unità del territorio nazionale, quelli sulle camicie verdi, il corpo nazionale delle guardie padane. In passato, dopo ogni ciclo di lotte che comportava i suoi inevitabili strascichi penali, si aprivano vertenze per ottenere amnistie-indulti o comunque artifici di oblio e clemenza giudiziaria che preservassero i protagonisti delle lotte dalla repressione. Non foss’altro perché in questo modo era possibile riaprire un nuovo ciclo, avvalendosi anche dell’esperienza di chi aveva partecipato a quelli precedenti, preservando continuità, memoria eccetera. È stato così fino all’ultima amnistia politica del 1970. Tradotto, amnistia vuole dire preservare la possibilità di cicli di lotta futuri. Più che dimenticare il passato, amnistia vuole dire garantirsi il futuro. E infatti, terminati gli anni 70, anzi sconfitti gli anni 70, non è che ci sia stato molto futuro. Rivendicare l’amnistia è come lottare per il salario. Non è mica il comunismo. Si tratta di una mediazione antagonista necessaria all’interno di quest’ordine sociale, una mediazione conflittuale che smaglia la rete avversaria. Se lottare per più salario, meno lavoro a migliori condizioni, è ritenuta la ginnastica quotidiana della lotta di classe, l’amnistia serve a ridurre la forza della repressione, aprire le maglie della società, ottenere più agibilità politica. Per questo chi è contro l’amnistia è l’equivalente del crumiro che non sciopera.
    Aggiungo un’altra cosa. Se, come dicevamo all’inizio, la verità è un’esigenza prioritaria ma persiste l’incapacità di arrivarvi autonomamente, allora esistono – dopo tre decenni – grosso modo solo due soluzioni: la prima è quella d’incentivare la delazione premiata. Si tratta della strada impiegata dalla magistratura, grazie al potente arsenale di leggi speciali costruito per reprimere le lotte degli anni 70. Appartiene alla pratica statale. È roba loro, insomma. Magari un giorno qualche “bravo giudice democratico”, tipo Salvini a Milano, riaprirà l’inchiesta, troverà il pentito di turno che racconterà la sua verità ottenendo la prescrizione grazie al gioco delle attenuanti ottenute con la collaborazione. Non è detto che alla fine si tratti della verità storica. Sarà una verità giudiziaria qualsiasi, come è avvento per Walter Rossi la cui morte alla fine è stata “aggiustata”, attribuita ad un defunto (Alibrandi) e un super pentito (Cristiano Fioravanti) che ormai non paga più nulla e vive sotto copertura. Tutti contenti. Il caso è risolto, le vittime rispettate, la legalità trionfato, lo stato di diritto imposto, la casella dei colpevoli riempita. Giovamento generale?
    L’altra via è disincentivare l’omertà creando le condizioni per riportare trasparenza su vicende storiche ancora non chiarite. Quale che sia la soluzione tecnica di tipo amnistiale prescelta, questa strada prevede la fine delle ipoteche penali. Certo ogni vicenda ha peculiarità specifiche, ma si tratta di creare le premesse. E oltre alla verità e al risentimento tornerà d’attualità anche qualche altra cosa.
    Ma mi è parso di capire che a questa discussione abbiano preso parte, invece, molti tifosi degli infami e dei crumiri. Forse per questo oggi la discriminante antifascista non ha più molto senso, se è vero che a dirsi antifascista è persino uno come Fini. Serve un chiarimento sul populismo, il giustizialismo, il penalismo, il legalitarismo. L’antifascismo si è dissolto all’interno di queste nuove correnti. Sono queste le nuove frontiere.

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